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È uscito il mio nuovo libro @DonzelliEditore, «Arte e politica in Italia tra fascismo e Repubblica». Lo presenteremo in autunno, ma è già in distribuzione nelle librerie online. Ne sono particolarmente felice: raccoglie studi e ricerche sulle due metà del Novecento italiano restituite (mi auguro) a una mutua comunicazione e a più chiari rapporti.

Si tratta di studi che non pretendono di intervenire – è ovvio – nell’immediata attualità: ma non irrelati. Desideri potessero testimoniare, da parte mia almeno, la convinzione che la ricerca può essere utile, se non per risolvere, certo per avvicinare temi e problemi che stanno al cuore dell’attualità con strumenti più fini e ponderati della polemica politico-partitica.

 

Buona lettura J!

Qui la registrazione della tavola rotonda «Arte, politica, società tra le due guerre», a mia cura, 9.11.2017 @PalazzodellaPenna Con Cristina Baldassini, Gianni Belardelli, Alessandro Campi.

Qui un mio video su arte, fascismo, futurismo, etc.

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Per effetto di rovesci economici o militari, cesure istituzionali e drammatici conflitti sociali, la storia culturale italiana del Novecento ha caratteri come di palinsesto: una continuità profonda, scritta in un alfabeto spesso perduto, corre al di sotto di innumerevoli cancellazioni e rifacimenti di superficie. L’opacità dei documenti e la dispersione degli archivi consiglia un’estrema sensibilità storica e linguistica e una diffidenza metodica per l’apparente ovvietà dei processi di trasmissione culturale. La tradizione interpretativa, osservava Giovanni Previtali, dovrebbe esserci preziosa in senso per lo più eziologico: come storia dell’errore.

In Arte in Italia tra le due guerre Fabio Benzi si misura con due difficoltà principali. La prima interna: potremmo chiamarla reticenza documentale. Se molti artisti italiani del ventennio non avevano mancato di assicurare il loro sostegno al regime, per sincerità, convenienza o un inestricabile intreccio tra le due, questi stessi artisti avevano poi cercato, negli anni della guerra e subito dopo, di riscrivere la propria storia nel segno della dissidenza se non dell’antifascismo militante.

La difficoltà esterna cui ho prima accennato sta invece nel pregiudizio internazionale.

_Doppiozero, 25.8.2014, qui