Vorrei considerare il tema dei rapporti tra ricerca e giornalismo culturale considerandolo dalla prospettiva di un particolare settore di studi, il mio. Chi è il destinatario della storia dell’arte? Come avvicinare un pubblico più ampio della ristretta cerchia di specialisti, collezionisti e devoti? O emancipare lo studio del passato dalle lamentazioni della nostalgia? Queste alcune domande possibili. Spesso distinguiamo le due attività – “ricerca” e “giornalismo culturale” – in maniera precipitosa e sommaria, senza riguardo per le ambiguità o le sfumature. Facciamo riferimento al tipo di pubblicazione che accoglie questo o quel contributo e impieghiamo grande zelo nel distinguere tra riviste scientifiche, riviste divulgative, giornali, blog etc. Tutto questo sembra penosamente estrinseco. Simili distinzioni hanno davvero a che fare con l’intima necessità e coerenza di un percorso di ricerca innovativo, che cerca di trovare e coltivare il suo pubblico a più livelli e in modo molteplice?
Ne scrivo @ROARS qui