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1_Mario Merz, Senza titolo, 1973, coll. priv.

2_Pablo Picasso, Il braccio, 1959, coll. priv.

3_Alessandro Pessoli, Note della spesa, 1990, coll. priv., part.

4_Michelangelo Pistoletto, Il pittore, 1959, coll. priv.

5_Enzo Cucchi, Caccia mediterranea, 1979, coll. priv.

6_Piero Manzoni, Achrome 1959, coll. priv.

7_Luciano Fabro, De Italia, 1972, Gallerie d’Italia, Milano

8_Jasper Johns, Mappa, 1961, Museum of Modern Art, New York

9_Michelangelo Pistoletto, Paesaggio 1965, Fondazione Pistoletto, Biella

10_Giulio Paolini, Raphael Urbinas MDIIII, 1968, coll. priv.

11_Piero Manzoni, Achrome, 1962, coll. priv.

12_Leonardo da Vinci, Autoritratto, 1515 ca., Torino, Biblioteca Reale

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Predella #37. Arte italiana postbellica, numero monografico a cura di Michele Dantini e Lara Conte, ETS, Pisa, autunno 2016. Editoriale e indice qui

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Duchamp Method

23/03/2015

Immagine 115_Macchina e stella
Una nuova brillante review del mio Macchina e stella: Jacopo Galimberti @Alfabeta2 qui.

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Prima di essere un artista tra i tanti, o meglio l’araldo continentale del monocromo, nella storia dell’arte europea postbellica Klein incarna un paradosso. A eccezione forse del solo Dalì, nessun altro artista, in precedenza, è stato a tal punto confuso con il personaggio pubblico – l’istrione o il pagliaccio, il cavaliere di San Sebastiano o l’esperto judoka. Nel caso di Klein le ragioni dell’opera, tanto più tacite e complesse quanto più l’autore sembra loquace, si sono a lungo perse tra le pagine dei rotocalchi e i pettegolezzi della cronaca mondana.

Ne scrivo @Alfabeta2 qui.

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Michelangelo Pistoletto ha raccontato molte cose; alcune ha adattato, altre ha taciuto. Un’esemplificazione tra le possibili: la serie degli Oggetti in meno rimane un cono d’ombra storico-artistico nel contesto di una biografia professionale segnata dall’assiduo esercizio di autocommento e autointerpretazione. Agli Oggetti in meno sembra essere stato affidato come il segreto della transizione pre-poveristica e “concettuale”.

In senso lato possiamo affermare che gli Specchi sono ancora pittura: del quadro preservano morfologia, tecniche (quantomeno nel primo momento, quando prevedono disegno) e racconto. Gli Oggetti in meno si dispiegano invece nello “spazio”: sono per lo più (non sempre; non necessariamente) installazioni, “ambienti”. La domanda è: costituiscono davvero una serie, cioè lo sono storicamente, nel disegno che ne possiede l’artista sin da subito; o lo diventano retrospettivamente, con propositi sottilmente mitografici e autocelebrativi, nel racconto che di sé dà Pistoletto? Free Download qui e qui (un secondo saggio sul tema #MichelangeloPistoletto #Artepovera #Italia|USA in: Geopolitiche dell’arte. Arte e critica d’arte italiana nel contesto internazionale, Marinotti, Milano 2012, qui).