Il libro di Roars
01/04/2015
Ecco il libro che raccoglie la storia del blog collettivo Roars. Return on Academic Research. Ad oggi 😉
Qui il mio contributo su #Humanities e innovazione sociale #socinn
Come cambia oggi il ruolo del museo di arte contemporanea? La pratica delle “mostre” mantiene centralità, oppure sono più importanti processi di formazione? Come possiamo definire i suoi possibili rapporti istituzionali con il mondo dell’innovazione sociale e tecnologica? Ne scrivo qui discutendo alcuni modelli internazionali di istituti di “creative technology”.
Matteo Renzi e gli “intellettuali”
29/10/2014
E’ singolare. Negli stressi giorni in cui l’ISIS sceglie di chiudere i dipartimenti di filosofia, archeologia e scienze giuridiche dell’università di Mosul il premier Matteo Renzi torna a deridere “professori” e “intellettuali”. La coincidenza è del tutto estrinseca: nessuna persona sensata potrebbe paragonare l’uomo politico democratico alla temibile polizia politica dei mujahidin. Trovo comunque che una spettrale analogia si stabilisca tra i due fronti.
.@matteorenzi e la polemica contro #intellettuali . Ne scrivo @The Huffington Post qui.
#Critica e #cittadinanza. Un convegno @Georgetown University, Fiesole, Firenze 24.10.2014
23/10/2014
La parola, le pratiche, la cittadinanza
convegno a cura di Michele Dantini e Debora Spini, 24.10.2014
Georgetown University, Villa Le Balze, via Vecchia Fiesolana 26, Fiesole, Firenze
10.15 apertura convegno
Saluto ospiti e relatori: Michele Dantini e Debora Spini
prima sessione 10.30-13.00
chair Massimiliano Rossi
Daniele Spini. Giornalismo culturale e pratica critica
Marco Brizzi. Critica e progetto architettonico
Marco Solinas. Teoria discorsiva e critica sociale
Rino Genovese. Critica della cultura come critica sociale
Emanuele Pellegrini. Critica, storia, ideologia
15.00-17.30 seconda sessione
chair Michele Dantini
Guido Vitiello. Critica letteraria e critica culturale
Manuel Anselmi. Discorso culturale e critica dell’ideologia
Stefano Chiodi. L’anacronismo delle immagini
Christian Caliandro. Critica vs. Dissociazione
La parola le pratiche locandina La parola, le pratiche, la cittadinanza_Script
Artribune #20 #arte #critica #sferapubblica
08/09/2014
Quali riforme per la “Buona Scuola”?
08/09/2014
E’ curioso. Tutti discutono sul tema dell’istruzione e, a leggere i giornali italiani, parrebbe che nel paese si fosse raggiunta una ragionevole unanimitá almeno su una circostanza: se l’industria italiana perde posizioni questo dipende dall’insufficiente qualificazione del “capitale umano”. Non dalla “scuola che non forma al lavoro”.
Lo ha detto Ignazio Visco a Cernobbio, lo scrive Edmund Phelps sul#Sole24Ore. In altre parole: un’industria che cresce si va a cercare i tecnici dove li trova. Non dipende certo dall’offerta nazionale. Ma l’industria italiana non cresce e non assume, né in Italia né altrove. Se lo sviluppo industriale italiano dei decenni passati ha trasformato molti operai in piccoli imprenditori, oggi volontá e duro lavoro non bastano più. Occorre avere la capacitá di cogliere il mutamento, cioè immaginazione: proprio la cosa che una rigida istruzione tecnica uccide. “E’ facile, ma pericoloso”, ammonisce Howard Gardner, psicologo cognitivo e scienziato dell’apprendimento, “concludere che in futuro ogni indirizzo formativo dovrà essere imperniato sulla matematica, le scienze e la tecnologia”.
Tutto chiaro per tutti dunque? Non proprio. Perché il best seller politico-educativo italiano dell’anno, brandito e celebrato da tutti i maggiori quotidiani nazionali, non è firmato da Visco né da Phelps né (poniamo) da Krugman, ma dall’attuale presidente di Assolombarda e giá responsabile Education [sic] di Confindustria, Gian Felice Rocca, leader di Techint etc. Si intitola Riaccendere i motori e risulta del tutto in controtendenza rispetto alla più autorevole opinione internazionale.
Per Rocca come per le innumerevoli teste d’uovo confindustriali – i soli in definitiva che la nostra classe politica sia davvero disposta a ascoltare – ci sono troppi laureati nel paese. Il progetto è dunque quello del “paese dei periti”.
Qual’è la morale della fiaba? Questa. Se altrove ci si preoccupa di sostenere l’innovazione, dunque l’occupazione qualificata e meglio retribuita, in Italia si preferisce retribuire meno il lavoro. E’ chiaro che un tecnico costa meno, in ingresso, di un laureato: il 15, 20 o 30% in meno. Possiamo considerare questa differenza come l’equivalente di una vigorosa svalutazione competitiva: l’ancestrale risorsa del cummenda italiano. L’ingresso nell’euro ci impedisce di svalutare? Bene. Dequalifichiamo l’offerta di lavoro.
Secondo voi: a quale dei due punti di vista terrá fede la riforma della scuola preannunciata dal premier, dal titolo “la Buona Scuola”?
Books #11. Leo Strauss, “Sulla tirannide”
23/08/2014
“Sulla tirannide” di Leo Strauss è un esame incredibilmente minuzioso del “Gerone” senofonteo, dialogo dedicato al problema di come emendare il governo dispotico dalle disposizioni alla depravazione e alla crudeltá. Con grande abilitá, Strauss ricostruisce a distanza le posizioni di Socrate sul rapporto tra giustizia e legalitá da una parte, tra filosofia e società dall’altra. Le riserve straussiane sul costituzionalismo liberale, enunciate de iure, si intrecciano all’ammissione che questo è pur sempre de facto il regime migliore. Il discorso è specifico, e procede per sequenze interminabili di breve proposizioni paratattiche congiunte in forma di scolio. Sembra quasi di avvertire la voce trattenuta dell’interprete di testi sacri che accenna con brevi e successive approssimazioni all’esito del ragionamento. La cautela può sembrare (ed è) torturante, ma il tema è tutt’altro che pretestuoso o l’intenzione pedante: la scienza politica moderna non ha saputo riconoscere la tirannide contemporanea quando questa è apparsa, e…
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Books #7. Hanna Arendt, “Vita activa”
12/08/2014
“Vita activa” di Hannah Arendt è un testo incredibilmente potente, senza cui non potremmo comprendere le ricerche di autori tra loro pur così diversi come Habermas, Sennett o Nussbaum. Mi colpisce che il libro, influenzato tanto in profondità dall’insegnamento friburghese di Heidegger negli anni in cui Arendt è sua allieva, non lo citi mai, così come non cita mai Schmitt, pure altrettanto presente nella rievocazione arendtiana della polis greca. Certo, le ragioni di prudenza e il distacco personale hanno contato: negli Stati Uniti del 1958, quando Arendt pubblica “Vita activa”, non si sarebbe potuto impunemente rinviare a autori connessi al nazismo. In questo senso “Vita activa” è un testo mirabilmente sincretico: tace le sue fonti e dà per fonti primarie fonti secondarie. Tuttavia c’è forse una ragione più sottile nell’omissione. “Vita activa” è dedicato alle virtù antiche del coraggio e alla sagacia. Mentre riconosce indirettamente (ma in modo inoppugnabile) il primato del filosofo-Heidegger, contesta forse all’uomo-Heidegger una sorta di opaca gregarietà nel quotidiano e la scarsa integrità nelle scelte concrete: l’adesione al nazismo, certo, la posizione mai del tutto chiara sull’olocausto, il comportamento opportunistico e al limite della viltà con Husserl o l’assoggettamento a una donna ferocemente razzista, sua moglie. Per più versi, e senza intenzione diminutiva, potremmo ritenere che “Vita activa” sia qualcosa come una corrispondenza in codice, il diario altamente cifrato di un distacco e una scrittura privata.